Un po di storia
Le prime testimonianze sull’esistenza di un insediamento stabile nel territorio di Roccamonfina, sono costituite dai resti di un acquedotto e da alcuni frammenti epigrafici in lingua osca attualmente conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. I primi insediamenti nell’area vulcanica risalgono al VI° secolo a.C. e sono attribuiti al popolo degli Ausoni o Aurunci, e gli unici resti di tale popolo sono rinvenibili in una cinta fortificata in opera POLIGONALE sita sul Monte La Frascara. I dati storici mancano per i secoli successivi alla dominazione di Roma, almeno fino all’800. E’ipotizzabile, comunque, che la città sia stata interessata dal passaggio dei Goti, dei Bizantini e dei Longobardi, fino a diventare nell’XI secolo “Regio Dominio” della Corona Normanna. Da questo momento in poi, le informazioni che possediamo sulle dinamiche storico-sociali del territorio sono più definite. Dopo l’unificazione delle tre signorie dei De Caiano, Galluccio e Marzano, Roccamonfina risulta possedimento della famiglia Galluccio. Durante l’egemonia angioina (1266-1442) la città acquista il privilegio di un mercato settimanale e di una fiera annuale, per intervento soprattutto di Goffredo Marzano, ‘signore di Roccamonfina, Grande Ammiraglio e fedele Consigliere della Corona’, al quale sembra sia legata la costruzione di un castello con recinto fortificato, fornito di otto torri di avvistamento e difesa, in parte attualmente conservate. Dopo l’assassinio di Marino Marzano, coinvolto nella congiura dei Baroni contro il re Ferrante I d’Aragona (1464), il centro diventa dominio della corona di Napoli. Con l’arrivo in Italia di Carlo VIII, re di Francia, è donato, poi, al Gran Capitano Consalvo de Cordoba dal re Ferdinando il Cattolico (1507) e, successivamente, a Luigi Carafa principe di Statigliano (1550). Uno degli eredi di questi prende in moglie Elena Aldobrandi, nipote di Clemente VIII, che assume il titolo di ‘signora’ di Roccamonfina nel 1615 e vi soggiorna per un lungo periodo, durante il quale farà abbellire il castello fortificato che è ancora oggi visibile in piazza ‘Nicola Amore’. Nel 1734, con Carlo III di Borbone, la città assume il titolo di ‘Terra Regia’ che conserverà fino al 1806 e solo con l’abolizione del sistema feudale per volere di Giuseppe Bonaparte. Durante il periodo immediatamente successivo all’unificazione d’Italia (tra il 1861 e il 1862), azioni di rivolta e di brigantaggio ad opera di elementi non indigeni, provenienti dai territori soggetti allo Stato papale e quindi sorretti dalle stesse autorità pontificie e dai Comitati borbonici presenti a Roma, tormentano con estremo accanimento il Mandamento di Roccamonfina. Tra le bande che occupano stabilmente tutta la parte più settentrionale e montuosa della Provincia di Terra di Lavoro, si distinguono l’organizzazione di Angelo Maccarone, composta da oltre 30 individui e, a partire dal giugno del 1862, quella dei fratelli Francesco ed Evangelista Guerra, a cui si affiancano la maggior parte dei gruppi attivi tra il Monte Massico ed il Monte S. Croce. Tra il primo ed il secondo conflitto mondiale, Roccamonfina subisce, insieme ad altri centri campani, distruzioni e disastrose violenze. Nel settembre 1943 si registra la deportazione in Germania di moltissimi dei suoi abitanti. La lenta ricostruzione attuata degli anni successivi, HA favorito il processo di riqualificazione dei diversi borghi che ne custodiscono la storia.