La Rocca Monfina
La Rocca Monfina
La Rocca Monfina – la storia e l’evoluzione del castello e del feudo di Roccamonfina sono state oggetto di un’approfondita ricerca, che ha avuto come esito, nel 2000, la pubblicazione di un prezioso volume, a cui si rimanda per qualsiasi dettaglio descrittivo e documentario. In questa sede, si ritiene opportuno, per ovvie necessità di sintesi, descriverne i tratti essenziali.
Documenti che menzionano Roccamonfina
Il primo documento che menziona il territorio di Roccamonfina (La Rocca Monfina) è un atto stipulato a Benevento il 31 dicembre 800. Nel lascito che Imed Tandanco, figlio di Teupo, fece al monastero di S. Benedetto di Montecassino erano annoverate tre selve ubicate presso s. Giustino tra Mefino e Patenara.
In un altro documento del settembre 936 è nominato un contenzioso territoriale riguardante una terra ad Mifinu di cui si descrivono i confini e tale descrizione non lascia alcun dubbi circa l’identificazione del territorio, dal momento che vengono nominati il Savone, i Lattani e Cerreto Piano. Lo stesso documento consente di essere certi che nel 936 l’attuale Roccamonfina era solo una terra, a meno che Mifinu non fosse già il nome del castello, ma ciò sembra molto improbabile considerata l’antichità del documento e l’assenza di riferimenti espliciti a strutture fortificate.
Il toponimo Rocce Montini
Bisogna attendere il secolo XII, precisamente l’anno 1171, per trovare menzione del toponimo completo Rocce Montini nel documento con cui
Roberto, Conte di Caserta, Gran Connestabile di Puglia e di Terra di Lavoro e Gran Giustiziere, si pronunziò nella lite dibattutasi tra Sessa e Teano per la concessione dell’acqua del Pozzillo di Roccamonfina. Ciò prova che in tale anno una struttura fortificata, una Rocca di Montino, era già esistente.
Epoca di Costruzione della Rocca
L’epoca di costruzione della rocca si deve dunque chiudere nell’intervallo cronologico fra il 936 e il 1171, cioè in un’epoca ormai lontana dalle scorrerie dei Saraceni, sconfitti definitivamente nel 915. Si è perciò propensi a credere che la valenza dell’impianto fortificato originario sia stata di carattere più strategico che difensivo.
Costruito, dunque, in epoca normanna, il castello di Roccamonfina venne a far parte del Regio Demanio della Corona Sveva e fu nominato da Federico II di Svevia nel Mandatum prò reparatione castrorum imperialium (1231) tra quelli obbligati a collaborare al restauro del castello di Sessa insieme con i casali limitrofi.
Il castello e il feudo di Roccamonfina, spesso frazionato in varie proprietà, ebbe, nel corso dei secoli, illustri possessori. Tra essi spiccano gli esponenti delle famiglie Galluccio, Marzano e De Capua.
Nella guerra del novembre 1347, tra Goffredo Marzano, partigiano della regina di Napoli, Giovanna I d’Angiò, e le truppe del re Ludovico d’Ungheria, quasi certamente il territorio di Roccamonfina fu teatro di scontri.

La successiva piazza mercato di Roccamonfina, ora Piazza Nicola Amore
La fiera annua – il mercato su Monte Santa Croce
Il 13 (o 15) aprile 1352 Giovanna I d’Angiò concesse alla Terra di Roccamonfina, su richiesta del feudatario Goffredo di Marzano, di tenere un mercato ed una fiera annua sul Monte Santa Croce.
Serie di acquisizioni di Roccamonfina
Dal 1507 il re Ferdinando il Cattolico concesse la Terra di Roccamonfina, che dalla seconda metà del sec. XIV era stata inglobata nel Ducato di Sessa, al gran capitano Consalvo Fernandez di Cordova per li servita grandissimi prestati.
Nel 1618 il feudo di Rocca Mon-fina, che era appartenuto a Luigi Carata della Marra, principe di Stigliano, passò ad Elena Aldobrandini, duchessa di Mondragone.
Nell Ottobre 1620, a Roccamonfina scoppiò la peste. La terribile epidemia, che durò fino al mese di luglio dell’anno successivo, fece numerose vittime.
Venuto a far parte della Regia Corte, nel 1756 il feudo di Roccamonfina fu acquistato da Andrea Casimiro d’Ambrosio, principe di Marzano.
La nobile «famiglia d’Ambrosio de’ duchi di Quadri» (L. Giustiniani) lo tenne fino all’eversione della feudalità.
Le fortificazioni
Se si fa eccezione per le prime fortificazioni, le quali, qui come altrove dovettero essere di materiale deperibile, l’abitato fortificato più antico dovette presentarsi, allora come oggi, come un castrum abbastanza omogeneo, circondato da un profondo fossato, cinto da mura turrite e avente come unica struttura dominante il mastio.
Un sostanziale potenziamento e, quindi, sensibili modifiche strutturali, il borgo fortificato le subì certamente nel novembre del 1347 quando il feudatario Goffredo Marzano impegnato nella guerra contro Ludovico d’Ungheria, «omnia sua castra optime muniebat».
Tutte le torri, realizzate con materiali vulcanici locali, erano a base quadrata, di volumetria interna limitata e allineate in modo da fiancheggiare e difendere bene i varchi d’accesso all’abitato intra moenia. Solo alcune di esse sopravvivono e sono fortemente rimaneggiate nelle strutture e nell’aspetto. Tutto l’impianto difensivo oggi osservabile, infatti, ha un aspetto sette/ottocentesco, ma conserva, a tratti, i segni della sua antichità nei resti delle strutture di una delle tre porte, negli stemmi araldici della famiglia Marzano presenti in più parti del borgo, nei resti strutturali di alcune delle torri e delle murature superstiti delle cortine, in alcuni beccatelli e in rari, ma pregevoli elementi decorativi.
fonte. C.M.M.S.C.